“Il sentimento più rivoluzionario è la generosità”
Ormai è una tradizione.
Anche quest’anno per augurarvi Buon Natale abbiamo riscoperto in rete un cortometraggio che parla di noi, della nostra amata Valle Imagna e delle nostre tradizioni.
Un filmato che profuma della nostra terra e racconta del nostro cammino passato e futuro.
A tutti i lettori di Vallimagna.com auguriamo di cuore buone e serene feste.
“La stanza delle rondini” di Alberto Cima è stato girato nel 1999. I protagonisti di questo cine-documentario sono “uomini, donne, giovani, vecchi, parlano di sé nella varietà di opinioni, della loro storia, della loro terra: ci svelano un mondo imprevisto, forte, autentico, ricco di memorie.
Emigravano stagionalmente, come le rondini. Lasciavano a Pasqua la loro terra, e sognavano per Natale il ritorno in valle, la stanza tiepida degli affetti sinceri. La freschezza, la semplicità, il coraggio di essere se stessi e la voglia di comunicarlo”.
Critica:
Franco Colombo
“La stanza delle rondini” canta la libertà e la natura.
Le immagini di La stanza delle rondini , che rinuncia al tradizionale commento parlato per dare voce solo alla gente vera, inducono a credere che un futuro ci possa, anzi ci debba essere. Perché la natura non va stravolta ma amata, i suoi valori – che sono quelli veri – non vanno dispersi ma raccolti.
Sono film da vedere questi. Se ne dovrebbero far carico anche le scuole per dare ai giovani uno specchio della vita non deformato – come purtroppo avviene – dalle fatuità d’un benessere fatto unicamente di stordimenti, egoismi e illusioni.
Ermanno Comuzio
Miseria, fame e freddo in un vaso di smeraldo.
Nel bel documentario, tra i personaggi cui Cima dà la parola (non c’è commento fuori campo) c’è un giovanotto senza peli sulla lingua, afferma di essere nato nel posto sbagliato e critica i suoi compaesani per la mentalità egoista e conservatrice che li fa impermeabili ad ogni apertura generosa. Tale “chiusura” è il risvolto di doti invidiabili, riguardanti soprattutto lo spirito di sacrificio e la dedizione al dovere. “Miseria, fame e freddo!” ricorda una vecchietta.
Franco Colombo
La stanza delle rondini, con musiche originali di Walter Frazzi, non è un film consolatorio e rugiadoso, anche se non fa mistero del “richiamo della natura” la cui eco struggente s’avverte tra il fluire del fiume e lo stormir degli alberi. E’ piuttosto un film problematico, sfaccettato, che presenta diverse indicazioni di lettura. Ancora una volta il cinema aiuta a capire i modi di vivere nel fluire del tempo.
Achille Frezzato
Nessun cedimento a vieti sentimentalismi in questo quadro di una valle, nel ritratto dei suoi abitanti, dei quali Cima sottolinea la fierezza di essere sé stessi in un tessuto narrativo nitido e affinato: il linguaggio asciutto e sobrio, piegato all’osservazione per nulla agiografica della gente e dei suoi giorni. Un linguaggio appropriato e composito, dove la scelta dell’inquadratura, le soluzioni di montaggio, rispondono a criteri di perseguita efficacia, del tutto rispondenti ad una visione delle cose in cui sono di estrema importanza il rapporto dell’uomo con la natura, le sue relazioni con i propri simili, il suo concentrarsi sulla “propria” storia, sul proprio passato.